venerdì 14 ottobre 2011

Tutta colpa dei radicali

I deputati radicali che ieri si sono sorbiti il discorso di Berlusconi. Poveracci.

Berlusconi ha ottenuto l'ennesima fiducia, ancora più risicata delle altre (per un solo voto stavolta) e che gli permetterà di tirare a campare ancora per qualche mesetto.

L'evento della giornata ha avuto degli inaspettati(?) protagonisti: i deputati radicali, contro i quali si è scagliata l'ira di tutta l'opposizione. Della quale fanno parte. Forse.

Il motivo è semplice: Pd, IdV & co. puntavano a far saltare la votazione restandosene fuori dall'aula e non rispondendo alla prima chiama, in modo da impedire il raggiungimento del numero legale delle presenze. Bene, i conti non sono tornati in quanto il numero legale, 315, sarebbe stato raggiunto anche solo contando i deputati della maggioranza. A questo punto, quando era diventato chiaro il fatto che la fiducia si sarebbe votata comunque, i radicali hanno deciso di entrare in aula e partecipare anche loro al voto.

La Bindi, Di Pietro e gli altri fanno bene ad essere incazzati. Però additare i radicali come causa della sopravvivenza politica del Berlusca è per prima cosa falso. Poi è il chiaro tentativo di distogliere l'attenzione dal nocciolo della questione, ovvero che la strategia del PD è fallita e che il governo rimane aggrappato al potere tipo un gatto ad una tenda. Volente o nolente.
I radicali inoltre continuano ad agire in contrasto con le direttive del PD, come quando qualche settimana fa si sono astenuti durante la votazione per l'autorizzazione a procedere riguardo il ministro Romano. Ma in entrambe le circostanze il loro atto di dissenso non sono è stato determinante.
È giusto allora che continuino a far parte di un partito dal quale non si sentono rappresentati, dal quale si sono "autosospesi"? Non sarebbe meglio se ne uscissero e aderissero, per dire, al gruppo misto?
Forse. Ma i voti di fiducia Berlusconi li vincerebbe lo stesso. Volente o nolente. E dolente.

Detto questo, parlato di numeri, rimane il fatto che senza dubbio, a livello di immagine soprattutto, non sia stata una gran mossa questa del partito di Pannella.
In un momento in cui c'è una grande crisi delle istituzioni che i radicali hanno sempre difeso, in cui i valori forti e reali del radicalismo, come il rispetto della Costituzione e della libertà, sono più necessari che mai, attirarsi le ire degli italiani/elettori compiendo una scelta che può tranquillamente essere equivocata è un po' come spararsi sui piedi da soli.
Le loro campagne più nobili, tra le quali quella sulla situazione nelle carceri o la lotta alla partitocrazia, rischiano di essere offuscate, o peggio ancora delegittimate, da un atto che i più potrebbero associare ad una "scilipolata" qualsiasi. Sarà facile adesso dar loro dei venduti. Dar loro dei Capezzone.
I radicali su questo devono riflettere attentamente. Pannella in primis.
L'Italia ha ancora bisogno di coloro che si battono per gli ultimi. Senza dimenticarsi dei penultimi però.

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