venerdì 24 giugno 2011

Marco Pannella, «patrimonio comune della società italiana»

Marco Pannella ospite alla RAI? Impossibile, sarà stato un ologramma

Ieri sera, a mezzanotte, Marco Pannella ha deciso di sospendere lo sciopero della sete dopo quattro giorni. Ma continua quello della fame, che dura ormai da più di due mesi.
La scelta di interrompere la parte più dura della sua "lotta nonviolenta perché l'Italia torni a potere in qualche misura essere considerata una democrazia" (lotta, e non "protesta" come ci tiene giustamente a sottolineare) è avvenuta perché ha visto forse muoversi qualcosa, perché politici e media hanno rotto il silenzio e si sono interessati, seppur per poco e forse per finta, alla sua questione e, soprattutto, per rispetto verso l'interlocutore al quale si è sempre rivolto nei suoi messaggi e videomessaggi in queste settimane: il Presidente della Repubblica Napolitano. Che ieri gli ha scritto una lettera.

Belle parole. Qualcuno c'ha anche visto un'implicita candidatura futura come senatore a vita.
Ma va beh, rimaniamo sulla terra: perché, ancora una volta, Pannella ha scelto il digiuno?
E qual è l'esatto obiettivo della sua lotta nonviolenta?

Beh, il digiuno è l'unica arma con la quale Pannella, da anni, riesce a farsi un minimo ascoltare, per puntare l'attenzione dell'opinione pubblica su alcune questioni solitamente ignorate dalla politica e dai media. Per dire, quest'anno su oltre 1300 apparizioni di politici in programmi televisivi di "approfondimento" il leader radicale è stato invitato, indovinate?, sì, zero volte. Programmi che spesso e volentieri trattano argomenti anche ridicoli (tipo ministeri da spostare). Per questo motivo martedì sera, durante la messa in onda di Ballarò, un gruppo di radicali ha proiettato fuori dagli studi della RAI un videomessaggio di Pannella (vedi foto in alto), che in sette minuti scarsi riassumeva la sua denuncia.
L'oggetto è lo stato in cui si trova la democrazia in Italia, testimoniato anche dall'aberrante situazione in cui si trovano le carceri italiane e i detenuti che le affollano. Alcune cifre: più di 70mila detenuti per 40mila posti di capienza complessiva, una media di 2,5 metri quadrati di spazio in cui vivere e, solo nel 2010, ben 63 suicidi avvenuti in cella. Inoltre una gran parte di chi è dietro le sbarre è ancora senza una sentenza definitiva, in attesa della fine del processo.
Una democrazia si dovrebbe valutare dalle condizioni in cui vivono tutti i cittadini, anche se carcerati. Mentre spesso per questi ultimi tutte le norme internazionali sui diritti umani vengono violate.
Ma senza spingersi troppo in là nel diritto comunitario, basta solo dare un'occhiata, anche in questo caso, alla nostra vecchia e cara Costituzione, che afferma come la detenzione debba essere non solo punitiva ma anche reintegrativa per quei soggetti che dovranno poi essere riaccolti nella società civile. Beh, reintegrare così non proprio è possibile.

La soluzione che propone Pannella può apparire drastica, cioè un'amnistia per coloro che hanno commesso reati meno gravi.
Però, pensiamoci, non sono amnistie coatte anche le oltre 200mila prescrizioni che ci sono ogni anno, e delle quali beneficiano solo coloro che possono permettersi migliaia di euro di spese legali e gli avvocati più bravi? È davvero giusto che le carceri siano le discariche della società, popolate da immigrati clandestini, tossicodipendenti e rifiuti umani vecchi e malati?
Ma anche se si è contrari a forme di amnistie o indulto, il problema rimane e va discusso. E magari risolto.
Pannella poi non chiede un'amnistia fine a sé stessa, una sorta di bomba libera tutti legalizzata, ma una misura mirata e accompagnata ad una riforma reale della giustizia, che garantisca tempi dei processi giusti e depenalizzi alcuni reati francamente incomprensibili, come quelli che scaturiscono da leggi mal studiate e mal scritte tipo la Bossi-Fini sull'immigrazione, o leggi assurde come la Giovannardi-Fini sul possesso di stupefacenti.
C'è da dire che stavolta il leader radicale non è stato totalmente da solo nella lotta: quasi 15mila persone hanno aderito alla sua iniziativa, tra detenuti, agenti di polizia penitenziaria, psicologi carcerari, avvocati, magistrati e cittadini comuni.
Chi è vicino al problema afferma quanto sia grave la situazione e quanto sia importante che la voce del leader radicale venga ascoltata per davvero e che non cada, tra qualche giorno, di nuovo nell'oblio.

Comunque, tra i tanti politici che gli hanno fatto visita nella clinica dov'era tenuto sotto osservazione, alcuni seriamente preoccupati, altri in cerca come al solito di un po' di visibilità, c'è stato anche il ministro della giustizia Alfano, che gli ha detto chiaramente che l'aspetto legato alle carceri è forse il più serio della situazione della giustizia italiana. Peccato che il governo in questi mesi non abbia minimamente toccato l'argomento, ma la sua azione per "riformare in modo epocale la giustizia" sia coincisa unicamente col cavare dagli impicci un solo individuo, che sicuramente non ha problemi di spazio vitale e di aria respirabile nelle sue dimore.

Infine è ironico che per un casuale gioco di ombre durante la proiezione del videomessaggio fuori dalla RAI, Pannella sembrava che parlasse da dietro delle sbarre.

(Di seguito il testo integrale della lettera di Napolitano, del quale mi sono permesso di sottolineare alcuni passaggi.)

martedì 21 giugno 2011

Presunte contraddizioni, come un ministro dell'interno che sogna la secessione

Sì, ma di quale repubblica?

«Noi abbiamo un grande sogno: una Padania libera e indipendente»

Roberto Maroni, ministro dell'interno (già citato qua), ha concluso così i tre minutini scarsi di discorso che il suo leader Bossi gli ha concesso al raduno leghista domenica mattina, mandando in visiblio la folla di fratelli padani che riempiva il pratone in quel di Pontida.
In Italia le nostre orecchie sono abituate a cose ben peggiori, diciamo la verità, quindi figuriamoci se qualcuno si sia scandalizzato. Ma se fossi stato un marziano in visita turistica un pochino mi sarei stupito di queste parole. Come, mi sarei chiesto, il ministro dell'interno di una Repubblica che auspica la creazione di un'altra repubblica, staccandola da quella di cui è cittadino e per la quale ricopre una delle cariche più alte?
Se non sbaglio, non mi pare che la Costituzione sulla quale egli ha giurato dica che i portatori di cariche istituzionali possano dire cose del genere. Figuriamoci se sei l'inquilino del Viminale. Ma, va beh, capisco che di quel pezzo di cartaccia ai leghisti, quelli del dito medio alzato virilmente durante l'inno di Mameli, possa non fregare una cippa.
A noi italiani sembra tutto normale in effetti, ma al marziano come glielo spiego?

lunedì 13 giugno 2011

Il referendum non è morto, il quorum batte ancora


Hanno provato ad insabbiarli, silenziando i media e manovrando in parlamento.
Una volta però che era chiaro che si sarebbero votati hanno tentato altri sotterfugi, come ricorsi last-minute alla cassazione. Hanno maneggiato anche le previsioni del tempo, che consigliavano di fare una "bella gita" visto che domenica ci sarebbe stato il sole.
Il ministro Maroni stamattina ha giocato l'ultima carta, un disperato jolly, annunciando che secondo gli analisti del Viminale il quorum si sarebbe raggiunto al 100%, invitando quindi, mooolto implicitamente, chi non aveva ancora votato ad evitare di perdere tempo ad andarci, tanto ormai era fatta.

Che poi, poveretto, aveva ragione

lunedì 6 giugno 2011

Mi raccomando i referendum. Astenersi astenuti


Domenica, tra meno sei giorni, si votano i referendum.

Non è importante quello che volete votare, l'importante è che votiate.
Dovete votare, punto. L'imperativo è d'obbligo, non c'è condizionale che tenga.
Non è importante se lo fate perché siete contro il nucleare, o perché siete proprietari di un'azienda idrica e volete investire sull'acqua, o perché volete fare un dispetto a Berlusconi mandandogli a donne di facili costumi il legittimo impedimento, o perché siete collezionisti di timbri elettorali.
Votate, votate, votate e votate. Sì, quattro volte, come le schede colorate che vi ritroverete in mano.
L'astensione non è ammissibile.