lunedì 6 giugno 2011

Mi raccomando i referendum. Astenersi astenuti


Domenica, tra meno sei giorni, si votano i referendum.

Non è importante quello che volete votare, l'importante è che votiate.
Dovete votare, punto. L'imperativo è d'obbligo, non c'è condizionale che tenga.
Non è importante se lo fate perché siete contro il nucleare, o perché siete proprietari di un'azienda idrica e volete investire sull'acqua, o perché volete fare un dispetto a Berlusconi mandandogli a donne di facili costumi il legittimo impedimento, o perché siete collezionisti di timbri elettorali.
Votate, votate, votate e votate. Sì, quattro volte, come le schede colorate che vi ritroverete in mano.
L'astensione non è ammissibile.

Non lo è perché il referendum è l'unico strumento veramente democratico che abbiamo noi poveri cittadini plebei per esprimere un parere. Siamo un paese in cui i partiti ci rivoltano da destra a sinistra, dove non abbiamo diritto nemmeno di sceglierci chi vogliamo che sieda nel parlamento.
Non dobbiamo pensare che l'astensione sia una scelta politica. Non lo è. Non lo è mai.
Le scelte in realtà sono solo due: sì o no.
Da Craxi, col suo invito ad "andare al mare" nel '91, in avanti, i partiti hanno promosso l'astensione come scelta. E non solo i partiti, anche il Vaticano come nel 2005.

I referendum fanno paura, è per quello che coloro che non li vogliono inneggiano a non votare per far mancare quindi il quorum. Hanno sempre rappresentato momenti focali nella storia del nostro paese. Hanno mostrato la maturità del popolo italiano, una maturità che spaventa chi ci vuole portare al pascolo come le pecore.
Nel 1974 venne votato il primo referendum della nostra storia e gli italiani si espressero nettamente per il divorzio, mostrando una laicità che DC e cattolici illiberali cercarono di mascherare in tutti modi. Come se laicità e fede in una società civile dovessero essere necessariamente in antitesi.
Nel 1991 e nel 1993 gli italiani palesarono il loro disgusto ai partiti dilaniati da tangentopoli, premendo con percentuali plebiscitarie per riformare la legge elettorale, il primo strumento della partitocrazia. Come quella attuale del resto.
Sempre grazie ai quesiti referendari del '93 venne abolito il finanziamento pubblico ai partiti, che comunque si sono prontamente affrettati a reinserire tramite manovre parlamentari come "rimborsi elettorali".

Insomma, non andare a votare significa darla vinta a coloro che vogliono sedere su poltrone, ricoprire incarichi, fare e leggi e governarci spesso senza averne diritto.

Volete andare al mare domenica? Benissimo, andateci. Tanto si vota anche lunedì.


7 commenti:

  1. per esercitare il mio dovere di cittadino il prox finesettimana farò un tourdeforce tosco-emiliano.. ma sono stracontento di farlo per avere la possibilità di esprimere le mie idee. ci (si)^4 vede al seggio!!

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  2. grande!

    in questo caso non è solo un dovere ma anche e soprattutto un diritto... ;)

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  3. Non bisogna essere degli esperti di diritto costituzionale per capire che la costituzione (che viene sempre tirata per la giacca quando va scagliata contro a qualcuno)AMMETTE che su un referendum le possibilità siano 3, compreso il NON VOTO, altrimenti non avrebbe senso il quorum.
    Personalmente io non andrò a votare e farò il possibile per far si che altri facciano come me, perche sono un nuclerista stra-convinto, oltre che un anti-demagogo sulla gestione dell'acqua e servizi pubblici in genere: se andassi a votare il mio no aiuterebbe i si a vincere, tutto qua.

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  4. Nel '46 l'assemblea costituente quando inserì il quorum non pensò che sarebbe diventato in futuro uno strumento di strategia politica. Questo l'hanno fatto i partiti negli ultimi 20 anni. Il quorum doveva essere uno strumento di garanzia in più per i cittadini.
    E comunque solo in Italia viviamo il referendum come una cosa inutile o una rottura di palle. Altre nazioni lo ritengono sacro (tipo la Svizzera o gli USA, giusto per dire).

    Sulla demagogia sull'acqua posso anche concordare in parte. C'è chi fino a qualche mese fa era un fervente credente di privatizzazioni e liberalizzazioni ed ora ha cambiato idea di colpo, motivato probabilmente dal poter dare magari una spallata ulteriore a Berlusconi. Infatti su quelli sono realmente indeciso , e non escludo di poter anche votare "no". Però voto.

    A mio personalissimo avviso comunque, quello sull'acqua è il problema minore. L'importante è che passino gli altri due (e qui sì che voterò "sì").

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  5. il referendum è il più grande atto democratico che abbiamo e l unico che ci permette di veder effettivamente realizzato ciò che pensiamo mediante una semplice x.. Penso che ognuno in un paese democratico sia libero di fare quello che vuole, ma un paese dove il presidente del consiglio ed esponenti del governo incitano ad andare contro a quello che è un diritto e un dovere del cittadino ossia esprimere le proprie idee mediante un voto, giudico che sia di una bassezza morale vergognosa oltre che secondo me anticostituzionale.. Ma tanto noi siamo abituati a ben di peggio..

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  6. Le cose sono due:
    - cambiare la costituzione (togliere il quorum)
    - rileggerla attentamente.....

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  7. Sono d'accordo su entrambe le cose.

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